ATALA sport
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QUESTA BICICLETTA E' STATA RUBATA
IL 10/10/2017 A FIRENZE IN ZONA S.NICCOLO
SE LA VEDETE IN GIRO...........
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QUESTA BICICLETTA E' STATA RUBATA
IL 10/10/2017 A FIRENZE IN ZONA S.NICCOLO
SE LA VEDETE IN GIRO...........
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Non so se è una sensazione comune, ma per me i giorni che precedono il compleanno sono sempre un po' speciali. Sento nell'aria la ricorrenza che si avvicina e il mondo sembra un po' più bello, anche sotto i diluvi torrenziali di questi giorni. E poi il compleanno porta regali e pur alle porte della mezza età e con una famiglia sulle spalle i regali di compleanno sono sempre i regali di compleanno, compresi quelli che mi faccio da solo. Questo lungo preambolo serve giusto per dire che, non pago di tutti i lavori che ho ancora in sospeso, con questa bella scusa ho comprato con un'offerta spudoratamente al ribasso un classicissimo telaio Atala a giunzioni saldobrasate della metà degli anni 80: ecco le foto prese direttamente dal sito degli annunci.
L'annuncio recitava "guarnitura e movimento centrale da buttare", in effetti qualcuno aveva pensato bene di saldare insieme spina, pedivella e asse, suppongo dopo essere rimasto almeno una volta per strada con la pedivella a ciondoloni.
Non c'è molto da smontare, ma quello che è rimasto fa abbastanza confondere: le viti che reggono le staffe dei parafanghi sono spezzate dentro i fori nel telaio e vanno trapanate, il movimento centrale richiede una scaldatina per venire via, il supporto basso del parafango posteriore è stato attorcigliato e rotto, e così la staffa del paracatena: l'impressione è che lo smontaggio sia stato fatto con mazza e tenaglie invece che con le chiavi inglesi. All'inizio non me ne preoccupo, ho in testa il solito schema di single-speed dura e pura che rende superfluo ripristinare la funzionalità di staffe e supporti. Non è più stagione per verniciare all'aperto: la temperatura non è ancora troppo bassa ma pioggia e umidità non perdonerebbero e come sapete non ho un officina ma solo un cortile ecc. ecc... Così decido intanto di rimontare la bicicletta con quello che ho in casa e cominciare ad usarla nella sua livrea leopardata nero e ruggine. Guarda caso mi avanzano i componenti della bici Nuzzi prima maniera: ruote, copertoncini, sella, guarnitura e pedali. Sostituisco il movimento centrale con un Ofmega a perno quadro appena risistemato, tiro fuori una coppia di freni a morsetto identici agli originali ma revisionati e lucidati e monto un manubrio da passeggio cromato praticamente nuovo. Senza cambi da registrare si risparmia parecchio tempo e in meno di un pomeriggio la bici è pronta, oltretutto senza comprare nulla, neppure i fili dei freni. Ma durante il giro di prova comincio a pensare che in effetti non sono altrettanto duro e puro e non me ne faccio poi molto di un'altra bici che non posso usare perché piove o perché è buio o perché mi macchio i pantaloni. Un po' di comodità sarebbe benvenuta nei 26 chilometri giornalieri del mio casa-lavoro, così mi tornano in mente una coppia di parafanghi inox comprati trent'anni fa per la bici S.A.F e mai montati, un fanale cromato che farebbe la sua figura in testa al manubrio, un assortimento di carter più o meno rugginosi che riposano nel buio della famosa cantina (ci risiamo). Tutto da ritrovare, pulire, adattare, ma altrimenti il divertimento dov'è?
Così avvio le ricerche e ritrovo i parafanghi, ancora scintillanti sotto uno spesso strato di polvere, il fanale e una dinamo funzionante. I carter che ho in cantina sono invece troppo sciupati e quindi investo ben 10 euro per comprarne uno nuovo e altri otto per un fanalino posteriore in metallo cromato. Nei ritagli di un fine settimana piovoso finisco il montaggio e faccio un primo giro di prova notturno, approfittando di una breve tregua del maltempo. La debole luce gialla del fanale basta per vedere dove metto le ruote e il fischio della dinamo tiene compagnia, insieme a qualche risonanza inox di parafanghi e carter. La maggior leggerezza e scorrevolezza rispetto al mio fedele cancello da città sono evidenti, almeno in piano, mentre il rapporto unico penalizza ovviamente le salite, obbligando a qualche fuorisella per non perdere troppa velocità. La differenza maggiore si nota però alla prima frenata: le timide decelerazioni dei freni a morsetto di questa bici, seppur in piena efficienza e con pattini nuovi, non sono neppure lontane parenti delle inchiodate dei moderni V-brake e impongono parecchia cautela nello scendere il Poggio Imperiale. Ecco qua una foto scattata alle Cascine durante il collaudo sul tragitto casa-lavoro, nel primo giorno di sole dopo una settimana di diluvio ininterrotto. Notare lo scintillio delle parti cromate che conto di abbinare quanto prima ad una altrettanto scintillante verniciatura nuova.
Non c'è molto da smontare, ma quello che è rimasto fa abbastanza confondere: le viti che reggono le staffe dei parafanghi sono spezzate dentro i fori nel telaio e vanno trapanate, il movimento centrale richiede una scaldatina per venire via, il supporto basso del parafango posteriore è stato attorcigliato e rotto, e così la staffa del paracatena: l'impressione è che lo smontaggio sia stato fatto con mazza e tenaglie invece che con le chiavi inglesi. All'inizio non me ne preoccupo, ho in testa il solito schema di single-speed dura e pura che rende superfluo ripristinare la funzionalità di staffe e supporti. Non è più stagione per verniciare all'aperto: la temperatura non è ancora troppo bassa ma pioggia e umidità non perdonerebbero e come sapete non ho un officina ma solo un cortile ecc. ecc... Così decido intanto di rimontare la bicicletta con quello che ho in casa e cominciare ad usarla nella sua livrea leopardata nero e ruggine. Guarda caso mi avanzano i componenti della bici Nuzzi prima maniera: ruote, copertoncini, sella, guarnitura e pedali. Sostituisco il movimento centrale con un Ofmega a perno quadro appena risistemato, tiro fuori una coppia di freni a morsetto identici agli originali ma revisionati e lucidati e monto un manubrio da passeggio cromato praticamente nuovo. Senza cambi da registrare si risparmia parecchio tempo e in meno di un pomeriggio la bici è pronta, oltretutto senza comprare nulla, neppure i fili dei freni. Ma durante il giro di prova comincio a pensare che in effetti non sono altrettanto duro e puro e non me ne faccio poi molto di un'altra bici che non posso usare perché piove o perché è buio o perché mi macchio i pantaloni. Un po' di comodità sarebbe benvenuta nei 26 chilometri giornalieri del mio casa-lavoro, così mi tornano in mente una coppia di parafanghi inox comprati trent'anni fa per la bici S.A.F e mai montati, un fanale cromato che farebbe la sua figura in testa al manubrio, un assortimento di carter più o meno rugginosi che riposano nel buio della famosa cantina (ci risiamo). Tutto da ritrovare, pulire, adattare, ma altrimenti il divertimento dov'è?
Così avvio le ricerche e ritrovo i parafanghi, ancora scintillanti sotto uno spesso strato di polvere, il fanale e una dinamo funzionante. I carter che ho in cantina sono invece troppo sciupati e quindi investo ben 10 euro per comprarne uno nuovo e altri otto per un fanalino posteriore in metallo cromato. Nei ritagli di un fine settimana piovoso finisco il montaggio e faccio un primo giro di prova notturno, approfittando di una breve tregua del maltempo. La debole luce gialla del fanale basta per vedere dove metto le ruote e il fischio della dinamo tiene compagnia, insieme a qualche risonanza inox di parafanghi e carter. La maggior leggerezza e scorrevolezza rispetto al mio fedele cancello da città sono evidenti, almeno in piano, mentre il rapporto unico penalizza ovviamente le salite, obbligando a qualche fuorisella per non perdere troppa velocità. La differenza maggiore si nota però alla prima frenata: le timide decelerazioni dei freni a morsetto di questa bici, seppur in piena efficienza e con pattini nuovi, non sono neppure lontane parenti delle inchiodate dei moderni V-brake e impongono parecchia cautela nello scendere il Poggio Imperiale. Ecco qua una foto scattata alle Cascine durante il collaudo sul tragitto casa-lavoro, nel primo giorno di sole dopo una settimana di diluvio ininterrotto. Notare lo scintillio delle parti cromate che conto di abbinare quanto prima ad una altrettanto scintillante verniciatura nuova.
Siamo alle porte dell'inverno e quando non piove spesso arriva la nebbia: uscito dai confini della città mi sono trovato immerso in un'atmosfera surreale (e umidiccia), nel più assoluto ed innaturale silenzio e mi sono fermato a fare qualche scatto. C'era molta più nebbia di come appare, ma le foto bastano a dare un'idea:
Una considerazione sui rapporti: il 42x18 che ho montato è in effetti un po' corto sui tratti veloci, anche perché la sella simil-Brooks supermolleggiata (poi sostituita con una classicissima SMP molto più "ferma") non consente una cadenza superiore alle 60-65 pedalate al minuto senza entrare in risonanza. D'altra parte con questo rapporto riprendere velocità dopo un rallentamento nel traffico è un attimo e le salite non spaventano troppo: già il 42x16 che ho sulla bici bianchi, con coperture della stessa misura (700x23), fa perdere parecchia compostezza sul Poggio Imperiale. Insomma non c'è nulla da fare: se si vuole viaggiare comodi e non si abita in Olanda un rapporto solo non basta, a meno di non cambiare prospettiva, dimenticando fretta e orari e gustandosi la pedalata in assoluto relax. Sono di grande aiuto in questo la mancanza del tachimetro e la cipolla che ho ricevuto in dono per il compleanno, ben più difficile da consultare in viaggio dell'orologio da polso.
Commenti
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10/12/2017
Grazie a te per le tue bellissime parole!
Emanuele
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10/12/2017
Il rammarico maggiore ce lo concedi già da inizio pagina mostrandoci la foto di questa fantastica ATALA ora in mano a qualcuno che evidentemente il giorno 10 ottobre non aveva di meglio da fare!
In ogni caso nel tuo post ho trovato davvero passione e preparazione, doti che ormai trovano domicilio raramente insieme. Il business di chi compra e rivende bici è diventato ad oggi incontenibile, quindi fa piacerissimo leggere di persone che mettono in campo, per non dire in cortile come nel tuo caso,tutto l’amore per le due ruote a pedali.
Ti ringrazio davvero infine perché leggendoti non solo ho beneficiato di consigli pratici in merito allo smontaggio e rimontggio, ma soprattutto di consigli morali, lasciandomi affascinate dalla passione in te trovata!
Grazie, da un amante di “rottami” come te.
Moreno
10/12/2017
Grazie a te per le tue bellissime parole!
Emanuele
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10/12/2017
Il rammarico maggiore ce lo concedi già da inizio pagina mostrandoci la foto di questa fantastica ATALA ora in mano a qualcuno che evidentemente il giorno 10 ottobre non aveva di meglio da fare!
In ogni caso nel tuo post ho trovato davvero passione e preparazione, doti che ormai trovano domicilio raramente insieme. Il business di chi compra e rivende bici è diventato ad oggi incontenibile, quindi fa piacerissimo leggere di persone che mettono in campo, per non dire in cortile come nel tuo caso,tutto l’amore per le due ruote a pedali.
Ti ringrazio davvero infine perché leggendoti non solo ho beneficiato di consigli pratici in merito allo smontaggio e rimontggio, ma soprattutto di consigli morali, lasciandomi affascinate dalla passione in te trovata!
Grazie, da un amante di “rottami” come te.
Moreno