Bici S.A.F contropedale
Seconda metà degli anni ottanta: finito il liceo e iniziata l'università mi viene in mente di usare la bici per gli spostamenti quotidiani. Quella da corsa che possiedo non è il massimo per questo impiego e così decido di mettere insieme una bici da città. Nuova? MAI. Già all'epoca il rottame da recuperare aveva per me un fascino irresistibile. Così comincio i lavori, poi, complice anche la salitona di via Massaia che portava alla facoltà, cedo alle lusinghe di macchina e motorino e abbandono l'opera per tanti anni. Sull'onda dell'entusiasmo del restauro precedente, decido di riesumare tutti pezzi dalla cantina dei miei, che all'epoca era la mia officina, e riparto da capo. Lo smontaggio è facilitato dalle condizioni di conservazione, il telaio è sano e la ruggine solo superficiale: spazzolatura a ferro, verniciatura bicolore blu metallizzato e bianco e ci siamo. In questo caso compro quasi tutto nuovo: manubrio da corsa e pipa, una sellina bianca con i rivetti a vista e il suo reggisella, cerchi a profilo alto e freno contropedale, pedali retrò e ovviamente i copertoni, dei Kenda 700x28 bianchi come i cerchi. Dei componenti originari rimangono solo movimento centrale e serie sterzo, restituiti agli antichi splendori dalla solita sinergia di lana d'acciaio e WD40 ed equipaggiati con sfere nuove. La guarnitura a chiavelle l'avevo presa all'epoca e quindi si può considerare N.O.S., mentre di recupero è il freno anteriore, che per sicurezza ho aggiunto al contropedale: si tratta di un "Universal Mignon" proveniente nuovamente dagli "archivi" della cantina, lucidato e ovviamente equipaggiato di pattini nuovi. A chi si sta chiedendo come tutta questa roba sia finita in quella cantina rispondo che tanti anni fa ero molto amico di un meccanico delle due ruote che saltuariamente aiutavo e che mi permetteva di accedere - con moderazione - al retrobottega della sua officina.
Ecco alcune foto dei lavori in corso, le decorazioni bicolore sono state realizzate con nastro per mascherature e tanta pazienza, ma i risultati sono stati leggermente inferiori alle aspettative.
Ecco alcune foto dei lavori in corso, le decorazioni bicolore sono state realizzate con nastro per mascherature e tanta pazienza, ma i risultati sono stati leggermente inferiori alle aspettative.
Il rimontaggio non riserva sorprese: il telaio doveva essere già monomarcia in origine, poi riadattato per un cambio a 3 velocità con l'aggiunta di un forcellino e di una battuta per il cavo palesemente posticci. La trasformazione in single speed non crea quindi nessun problema.
Alcuni numeri della campagna acquisti: pipa sterzo € 12.00, manubrio € 26.00, sella € 20.00, ruote contropedale € 65.00, copertoni 700x28 e camere € 18.00, pedali € 16.00, nastro manubrio € 6.50.
Le foto sotto mostrano il risultato finale. La leva del freno bianca si è poi rivelata inefficace ed è stata sostituita con una in alluminio (€ 18.00 la coppia). In seconda battuta è arrivata anche una catena di trasmissione bianca (€ 8.50) ad aumentare il candore dell'insieme. Peccato che i pneumatici perdano rapidamente il loro aspetto immacolato: si rimedia con lo sgrassatore tipo Chanteclair, da usarsi con moderazione pena il danneggiamento della gomma.
E finalmente il primo giro: appesantita dai cerchi ad alto profilo, dal contropedale, dalla guarnitura in acciaio e montata su un telaio grande e solido ma non certo leggero, questa SAF fa capire subito di non essere una bici da tempo sul giro. D’altra parte è stabile e comoda e si fa portare senza troppo impegno, nonostante superi gli 11 chilogrammi di peso. I mozzi scorrono decentemente e i copertoni sono abbastanza stretti da non rubare troppa energia all'avanzamento. Il rapporto montato (48x18) non è corto ma si tira e consente di viaggiare a discrete andature in pianura, senza penalizzare troppo le ripartenze. Anche le salite si fanno, ma agognando un pignone con qualche dente in più.
Il contropedale richiede un minimo di attenzione quando ci si ferma, per l'impossibilità di ruotare i pedali all'indietro fino alla posizione più agevole per ripartire, ma diventa presto facile da usare e modulabile, dimostrandosi in grado sia di decelerare delicatamente che di inchiodare la ruota posteriore. Certo, forti di una abitudine radicata (ahimè) da quasi mezzo secolo, le mani cercano ancora inesistenti leve dei freni in caso di frenate d'emergenza. La silenziosità è un'altra caratteristica peculiare di questo tipo di mozzi: sulle prime la mancanza del familiare ticchettio della ruota libera spiazza un po', ma ci si abitua presto a viaggiare accompagnati soltanto dal fruscio delle gomme.
Alcuni numeri della campagna acquisti: pipa sterzo € 12.00, manubrio € 26.00, sella € 20.00, ruote contropedale € 65.00, copertoni 700x28 e camere € 18.00, pedali € 16.00, nastro manubrio € 6.50.
Le foto sotto mostrano il risultato finale. La leva del freno bianca si è poi rivelata inefficace ed è stata sostituita con una in alluminio (€ 18.00 la coppia). In seconda battuta è arrivata anche una catena di trasmissione bianca (€ 8.50) ad aumentare il candore dell'insieme. Peccato che i pneumatici perdano rapidamente il loro aspetto immacolato: si rimedia con lo sgrassatore tipo Chanteclair, da usarsi con moderazione pena il danneggiamento della gomma.
E finalmente il primo giro: appesantita dai cerchi ad alto profilo, dal contropedale, dalla guarnitura in acciaio e montata su un telaio grande e solido ma non certo leggero, questa SAF fa capire subito di non essere una bici da tempo sul giro. D’altra parte è stabile e comoda e si fa portare senza troppo impegno, nonostante superi gli 11 chilogrammi di peso. I mozzi scorrono decentemente e i copertoni sono abbastanza stretti da non rubare troppa energia all'avanzamento. Il rapporto montato (48x18) non è corto ma si tira e consente di viaggiare a discrete andature in pianura, senza penalizzare troppo le ripartenze. Anche le salite si fanno, ma agognando un pignone con qualche dente in più.
Il contropedale richiede un minimo di attenzione quando ci si ferma, per l'impossibilità di ruotare i pedali all'indietro fino alla posizione più agevole per ripartire, ma diventa presto facile da usare e modulabile, dimostrandosi in grado sia di decelerare delicatamente che di inchiodare la ruota posteriore. Certo, forti di una abitudine radicata (ahimè) da quasi mezzo secolo, le mani cercano ancora inesistenti leve dei freni in caso di frenate d'emergenza. La silenziosità è un'altra caratteristica peculiare di questo tipo di mozzi: sulle prime la mancanza del familiare ticchettio della ruota libera spiazza un po', ma ci si abitua presto a viaggiare accompagnati soltanto dal fruscio delle gomme.