Bici Windsor condorino
Questa volta il raffreddore me lo sono preso. Non è freddo come ci si aspetterebbe da un Dicembre doc, ma neppure così caldo da poter stare fuori impunemente come ho fatto io, illuso dal sole splendente e dal cielo azzurro come solo i cieli invernali sanno essere. Ho preso il raffreddore ma ne è valsa la pena: ecco qui l'ultima arrivata, che è passata immediatamente davanti ad una lunga coda di telai smontati e progetti in sospeso. Le ruote da 26 la fanno sembrare piccola, ma il telaio ha le stesse identiche misure (57 cm x 57 cm) dell'Atala da uomo che ho sistemato giusto un anno prima. Questa piccolezza apparente mi ha fatto nascere qualche dubbio quando l'ho presa, ma è bastato un giro di prova per verificare che la taglia fosse quella giusta.
Me la sono studiata a lungo prima di cominciare a lavorarci, abbandonando presto l'idea di ricavarne un'altra single speed dura e pura. Ogni pezzo è al suo posto, rugginoso ma ancora efficiente ed apparentemente originale. Tra l'altro pur nella sua convenzionalissima impostazione, ha un marchio abbastanza raro, di cui non sono stato per ora in grado di recuperare notizie. Quindi l'ho lavata accuratamente e, dopo aver verificato che le cromature fossero abbastanza integre sotto il velo di ruggine superficiale, un restauro conservativo mi è sembrata la soluzione più appropriata. Certo il telaio chiederebbe una nuova mano di vernice, ma dispiace perdere le decalcomanie originali che si sono invece conservate ottimamente e sono ovviamente introvabili.
Non sono né un estremista restauratore né un integralista conservatore: non mi piacciono le montagnole di ruggine conservate fino nei copertoni screpolati e nei pattini disfatti, ma non vado neppure pazzo per le biciclette vecchie scintillanti di cromature nuovissime e improbabili verniciature acriliche multistrato. In casi dubbi come questo mi baso sul lapalissiano concetto che un restauro conservativo non preclude una successiva verniciatura, mentre il passaggio inverso è molto più complicato. Quindi ho tirato fuori lana d'acciaio e WD40 e mi sono rifatto da una parte, cercando di tirare fuori il meglio possibile da quello che c'era, prima di pensare alle sostituzioni. Cerchioni in acciaio e freni Super Rapid 00 sono tornati brillanti, così come il listello centrale dei parafanghi, la guarnitura, il faro, la dinamo e il cambio Campagnolo Valentino, tutti pazientemente smontati, revisionati, lucidati e rimontati. Un po' peggio è andata col manubrio condorino: la ruggine è andata via ma, avendo lavorato a lungo, ha lasciando parecchi crateri sul metallo. Alla fine tutte le componenti sono comunque risultate discretamente conservate e funzionali, tranne sella e manopole che sono state puntualmente sostituite. Vorrei però provare a recuperare la sella (San Marco, è quella montata in alcune delle foto sotto), visto che il telaietto è in ottime condizioni.
Il resto è ordinaria manutenzione: registrazione dei raggi, revisione di mozzi e pedali, sostituzione di copertoni (32-590 o se preferite 650x32a) e camere d'aria, cambio pattini e registrazione dei freni. Ho aggiunto una stampella laterale della stessa epoca della bici (fine anni 60 - primi anni 70) e sistemato l'impianto elettrico ripassando il filo del fanalino posteriore. Nuove sono anche le zeppe dei pedali, mentre per la prima volta (credo) non ho messo mano al movimento centrale, che gira perfettamente.
Come si vede anche dalle foto, la catena è arrivata a fine carriera e provvederò a sostituirla prima che faccia fuori anche il pacco pignoni, classicamente a 4 rapporti. Il tocco finale è rappresentato dal portapacchi in alluminio con elastico incorporato, anche lui con qualche decennio sulle "spalle".
Tirando le somme è stato il restauro più economico che abbia fatto, visto che avevo già in casa tutti i pezzi tranne i pattini dei freni (due euro) e la catena (nove euro). Certo guardando le foto viene da pensare che anche il cortile avrebbe bisogno di una sistemata.
Me la sono studiata a lungo prima di cominciare a lavorarci, abbandonando presto l'idea di ricavarne un'altra single speed dura e pura. Ogni pezzo è al suo posto, rugginoso ma ancora efficiente ed apparentemente originale. Tra l'altro pur nella sua convenzionalissima impostazione, ha un marchio abbastanza raro, di cui non sono stato per ora in grado di recuperare notizie. Quindi l'ho lavata accuratamente e, dopo aver verificato che le cromature fossero abbastanza integre sotto il velo di ruggine superficiale, un restauro conservativo mi è sembrata la soluzione più appropriata. Certo il telaio chiederebbe una nuova mano di vernice, ma dispiace perdere le decalcomanie originali che si sono invece conservate ottimamente e sono ovviamente introvabili.
Non sono né un estremista restauratore né un integralista conservatore: non mi piacciono le montagnole di ruggine conservate fino nei copertoni screpolati e nei pattini disfatti, ma non vado neppure pazzo per le biciclette vecchie scintillanti di cromature nuovissime e improbabili verniciature acriliche multistrato. In casi dubbi come questo mi baso sul lapalissiano concetto che un restauro conservativo non preclude una successiva verniciatura, mentre il passaggio inverso è molto più complicato. Quindi ho tirato fuori lana d'acciaio e WD40 e mi sono rifatto da una parte, cercando di tirare fuori il meglio possibile da quello che c'era, prima di pensare alle sostituzioni. Cerchioni in acciaio e freni Super Rapid 00 sono tornati brillanti, così come il listello centrale dei parafanghi, la guarnitura, il faro, la dinamo e il cambio Campagnolo Valentino, tutti pazientemente smontati, revisionati, lucidati e rimontati. Un po' peggio è andata col manubrio condorino: la ruggine è andata via ma, avendo lavorato a lungo, ha lasciando parecchi crateri sul metallo. Alla fine tutte le componenti sono comunque risultate discretamente conservate e funzionali, tranne sella e manopole che sono state puntualmente sostituite. Vorrei però provare a recuperare la sella (San Marco, è quella montata in alcune delle foto sotto), visto che il telaietto è in ottime condizioni.
Il resto è ordinaria manutenzione: registrazione dei raggi, revisione di mozzi e pedali, sostituzione di copertoni (32-590 o se preferite 650x32a) e camere d'aria, cambio pattini e registrazione dei freni. Ho aggiunto una stampella laterale della stessa epoca della bici (fine anni 60 - primi anni 70) e sistemato l'impianto elettrico ripassando il filo del fanalino posteriore. Nuove sono anche le zeppe dei pedali, mentre per la prima volta (credo) non ho messo mano al movimento centrale, che gira perfettamente.
Come si vede anche dalle foto, la catena è arrivata a fine carriera e provvederò a sostituirla prima che faccia fuori anche il pacco pignoni, classicamente a 4 rapporti. Il tocco finale è rappresentato dal portapacchi in alluminio con elastico incorporato, anche lui con qualche decennio sulle "spalle".
Tirando le somme è stato il restauro più economico che abbia fatto, visto che avevo già in casa tutti i pezzi tranne i pattini dei freni (due euro) e la catena (nove euro). Certo guardando le foto viene da pensare che anche il cortile avrebbe bisogno di una sistemata.
E finalmente il primo giro, in cui questa piccolina ha messo in campo posizione di guida raccolta, peso relativamente contenuto e mozzi scorrevolissimi. Nonostante i suoi anni, si è dimostrata capace di raggiungere discrete velocità senza scricchiolii e risonanze anomale e di arrampicarsi agilmente su per il Poggio Imperiale. Come per le sue sorelline, l'età è invece venuta fuori in discesa: i freni a morsetto fanno il loro dovere, ma non ci si possono aspettare decelerazioni fulminee ed un po' di attenzione supplementare è necessaria. D'altra parte se si pensa a come si frenava con la cinquecento, l'auto all'epoca più diffusa, annodandosi nella "doppietta" per aiutare i miseri tamburi, si deve supporre che allora si guidasse con molta più concentrazione sulla strada. Fortunatamente non c'erano pericolosissimi smarthphone e sistemi multimediali a reclamare l'attenzione del guidatore.
12/09/2020
Grazie a te per aver lasciato un commento!
In realtà il termine "condorino" identifica questa categoria di biciclette sportive in voga fino agli anni '80, ed è associato alla particolare foggia del manubrio, che adesso non si vede più.
Conosco Scarpelli, mi rivolgo a lui per i pezzi di ricambio: a suo tempo notò ed apprezzò la bici, ma non mi disse che in passato le vendevano loro. Anche questa ha il cambio a 4 rapporti, come la tua.
Ciao
Emanuele
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12/09/2020
La mia prima bici da "ometto". Avevo 10 anni e mia mamma mi portò a comprarla da Scarpelli in via Palazzuolo (ho capito che sei di Firenze anche te). Scopro adesso grazie al tuo sito che questa Windsor si chiamava Condorino. La mia aveva ruote più piccole però. Probabilmente 24. Anziché argento era rossa metallizzata. Identico tutto il resto a parte un cambio più semplice a 4 rapporti. Grazie
Grazie a te per aver lasciato un commento!
In realtà il termine "condorino" identifica questa categoria di biciclette sportive in voga fino agli anni '80, ed è associato alla particolare foggia del manubrio, che adesso non si vede più.
Conosco Scarpelli, mi rivolgo a lui per i pezzi di ricambio: a suo tempo notò ed apprezzò la bici, ma non mi disse che in passato le vendevano loro. Anche questa ha il cambio a 4 rapporti, come la tua.
Ciao
Emanuele
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12/09/2020
La mia prima bici da "ometto". Avevo 10 anni e mia mamma mi portò a comprarla da Scarpelli in via Palazzuolo (ho capito che sei di Firenze anche te). Scopro adesso grazie al tuo sito che questa Windsor si chiamava Condorino. La mia aveva ruote più piccole però. Probabilmente 24. Anziché argento era rossa metallizzata. Identico tutto il resto a parte un cambio più semplice a 4 rapporti. Grazie