Triumph roadster anni 20 (?)
In realtà il restauro deve ancora iniziare, ma come potevo aspettare?
Mi sono imbattuto in questa meraviglia durante le mie consuete ricerche di rottami da salvare. Non si chiede l'età ad una signora, ma diversi dettagli fanno pensare che risalga almeno agli anni '20 del secolo scorso, se non forse a prima. Dovrebbe trattarsi di una Triumph, ma purtroppo non ho trovato nessuna traccia per confermarlo: non un marchio, non una sigla stampigliata né una matricola punzonata. L'unico indizio è la targhetta di ottone attaccata a quello che resta della sella: "LEATHERIES", una fabbrica inglese di selle acquisita intorno al 1930 dalla BROOKS e che negli anni ha equipaggiato diversi marchi di biciclette inglesi. minuziose ricerche su internet, e in particolare sul sito onlinebicyclemuseum.co.uk da cui ho preso le foto, mi hanno permesso di identificare alcuni particolari. La stessa sella, caratterizzata dalla particolare forma delle molle, l'ho ritrovata su un modello "Imperial sloping Royal Enfield" del 1905 (foto): successivamente LEATHERIES adottò le consuete molle elicoidali. La stessa guarnitura è montata su un'altra "Imperial Sloping" questa volta "Alldays & Onions" del 1902 (foto), ed il rivestimento in celluloide del manubrio, che inizialmente mi era sembrato posticcio, è in realtà comune ad altre bici del periodo e serve a preservare il manubrio stesso dalla ruggine: veniva definito "manubrio igienico" e l'ho visto anche su una Rudge Withworth esposta al museo Bartali. Infine, parafanghi di fattura identica, compreso la statuina piazzata dove la mia ha un foro, li ho trovati su una "Triumph Gloria Model H full Roadster" del 1930 (foto). Insomma, un gran guazzabuglio.... Purtoppo la mia esperienza di vecchie bici si ferma alle "condorino" degli anni sessanta e all'Aquila a bacchetta che devo ancora ultimare. Ho quindi studiato e ristudiato con la curiosità di un bambino i mille dettagli di questa bici, apparentemente così simile a quelle attuali ed in realtà così diversa. Gli oliatori sui mozzi e sul movimento centrale, i raffinati meccanismi del freno a bacchetta, il disegno ricercato della guarnitura, le manopole di ottone che si intravedono sotto il rivestimento in celluloide del manubrio, i pendenti imbullonati, le leve dei freni curvate. E che dire dello strano piantone della sella dalla forma a pipa, dei tubi schiacciati di forcella e carro posteriore (nei depliants venivano definiti D shaped) e infine delle grandi ruote con copertoni 700 x 35B (o 35 - 635 se preferite), nominalmente da 28" ma in realtà con un diametro maggiore di 13 mm delle attuali: sulla bizzarria delle misure ruote mi sono già espresso nella pagina della Viner. Avvolta nell'odore di cuoio e olio antico, emana un fascino a cui un restauro per quanto accurato non aggiungerà probabilmente nulla, rischiando anzi di togliere qualcosa: già mi è rimasto in mano un raggio mentre cercavo di centrare, pur con mille cautele, la ruota posteriore.
Davanti a questa bici, forse per la prima volta dai tempi della prima Bianchi, mi sono sentito un dilettante allo sbaraglio: sto chiedendo aiuto e consulenze a chi è più competente di me e spero di riuscire prima o poi a confermarne l'identificazione e l'età, e rimetterla in condizioni di viaggiare. Per il momento mi accontento di ammirarla.
Mi sono imbattuto in questa meraviglia durante le mie consuete ricerche di rottami da salvare. Non si chiede l'età ad una signora, ma diversi dettagli fanno pensare che risalga almeno agli anni '20 del secolo scorso, se non forse a prima. Dovrebbe trattarsi di una Triumph, ma purtroppo non ho trovato nessuna traccia per confermarlo: non un marchio, non una sigla stampigliata né una matricola punzonata. L'unico indizio è la targhetta di ottone attaccata a quello che resta della sella: "LEATHERIES", una fabbrica inglese di selle acquisita intorno al 1930 dalla BROOKS e che negli anni ha equipaggiato diversi marchi di biciclette inglesi. minuziose ricerche su internet, e in particolare sul sito onlinebicyclemuseum.co.uk da cui ho preso le foto, mi hanno permesso di identificare alcuni particolari. La stessa sella, caratterizzata dalla particolare forma delle molle, l'ho ritrovata su un modello "Imperial sloping Royal Enfield" del 1905 (foto): successivamente LEATHERIES adottò le consuete molle elicoidali. La stessa guarnitura è montata su un'altra "Imperial Sloping" questa volta "Alldays & Onions" del 1902 (foto), ed il rivestimento in celluloide del manubrio, che inizialmente mi era sembrato posticcio, è in realtà comune ad altre bici del periodo e serve a preservare il manubrio stesso dalla ruggine: veniva definito "manubrio igienico" e l'ho visto anche su una Rudge Withworth esposta al museo Bartali. Infine, parafanghi di fattura identica, compreso la statuina piazzata dove la mia ha un foro, li ho trovati su una "Triumph Gloria Model H full Roadster" del 1930 (foto). Insomma, un gran guazzabuglio.... Purtoppo la mia esperienza di vecchie bici si ferma alle "condorino" degli anni sessanta e all'Aquila a bacchetta che devo ancora ultimare. Ho quindi studiato e ristudiato con la curiosità di un bambino i mille dettagli di questa bici, apparentemente così simile a quelle attuali ed in realtà così diversa. Gli oliatori sui mozzi e sul movimento centrale, i raffinati meccanismi del freno a bacchetta, il disegno ricercato della guarnitura, le manopole di ottone che si intravedono sotto il rivestimento in celluloide del manubrio, i pendenti imbullonati, le leve dei freni curvate. E che dire dello strano piantone della sella dalla forma a pipa, dei tubi schiacciati di forcella e carro posteriore (nei depliants venivano definiti D shaped) e infine delle grandi ruote con copertoni 700 x 35B (o 35 - 635 se preferite), nominalmente da 28" ma in realtà con un diametro maggiore di 13 mm delle attuali: sulla bizzarria delle misure ruote mi sono già espresso nella pagina della Viner. Avvolta nell'odore di cuoio e olio antico, emana un fascino a cui un restauro per quanto accurato non aggiungerà probabilmente nulla, rischiando anzi di togliere qualcosa: già mi è rimasto in mano un raggio mentre cercavo di centrare, pur con mille cautele, la ruota posteriore.
Davanti a questa bici, forse per la prima volta dai tempi della prima Bianchi, mi sono sentito un dilettante allo sbaraglio: sto chiedendo aiuto e consulenze a chi è più competente di me e spero di riuscire prima o poi a confermarne l'identificazione e l'età, e rimetterla in condizioni di viaggiare. Per il momento mi accontento di ammirarla.
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